Forte Sangallo
Grand’opera militare voluta
da papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) a difesa dello Stato
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Pontificio e della parte occidentale
della cittadina, strategicamente più vulnerabile.
Fu progettato e costruito sopra un banco tufaceo, sui precedenti
resti di un’antica fortificazione da Antonio da Sangallo il
vecchio (1456-1535), avvalendosi d’esperti collaboratori.
Poi furono realizzate altre opere di rafforzamento(fossato con ponte
levatoio, rivellino bastonato) ed i rischi d’invasione di
Luigi XII agli inizi dello XVI sec. stimolarono altre modifiche
difensive del forte.
Il nuovo papa Giulio II della Rovere, commissionò ad Antonio
da Sangallo il giovane, valente architetto formatosi alla scuola
degli zii Giuliano ed Antonio la costruzione di un poderoso torrione.
Lo stesso, realizzato a pianta ottagonale risolse brillantemente
alcune lacune difensive, ottenendo, data la sua strategica ubicazione,
un miglioramento della visibilità nel territorio circostante.
Opere interne (cortile maggiore con doppio ordine d’arcate
ed al centro pozzo ottagonale, portale bugnato, corpo di guardia)
volute dallo stesso papa furono i primi interventi tesi all’abbellimento
della struttura militare.
Dentro la fortezza, nei pontificati che seguirono ( Leone X, Pio
IV) furono particolarmente curati i vasti saloni, le stanze nobili,
i loggiati, impreziositi con affreschi degli Zuccari.Oltre ai citati
papi, le sontuose stanze del forte ospitarono a lungo il duca Valentino
Borgia, il quale commissionò un suo ritratto a somiglianza
del Salvatore con corona di spine sulla testa.
Il singolare bassorilievo di marmo è custodito e talvolta
visitabile, nei locali del forte.
Il culmine della bellezza raggiunta dalla sempre più residenza
nobile è raggiunto nel 1597 in occasione della visita con
tutti gli onori e fasti del pontefice Clemente VIII.Altri pontefici,
PIO V (1782); PIO VII (1800) vennero ospitati nella fortezza, ma
un successivo decadimento riportò il forte al suo originario
utilizzo militare.Agli inizi del XIX divenne carcere duro per i
detenuti politici dello Stato Pontificio e successivamente all’Unità
d’Italia carcere militare.
Il Forte nel corso della sua storia ha sempre mantenuto un buono
stato di conservazione strutturale, perdendo purtroppo però
molto dei decori e stucchi.
Dopo la Seconda Guerra mondiale divenne rifugio per gli sfollati,
subendo pesanti alterazioni, compensate dai lavori di restauro iniziati
nel 1968.
Dal 1977 il piano nobile e gli appartamenti papali, opportunamente
adattati, ospitano le sale del bellissimo Museo Nazionale Archeologico
dell’Agro Falisco.
Museo Archeologico nazionale dell’Agro
Falisco
Il museo raccoglie le testimonianze
dal X sec.a.C. legate al territorio degli antichi Falisci e delle
sua capitale Falerii Veteres (Civita Castellana).
La visita inizia con pannelli didattici che illustrano il territorio
Falisco, il sistema viario e la pianta di Falerii Veteres con le
sue necropoli.
Prima dell’ingresso nel cortile maggiore del Forte, sono esposti:
un bellissimo leone in tufo scolpito ed una testa di Medusa provenienti
dalla Tomba del peccato( Via Terrano); un cippo in tufo ed un sarcofago
marmoreo di un giovinetto d’epoca Romana.
Sala 1
Nel piano superiore e in parte
di quello centrale della prima vetrina sono esposti i corredi funerari
di tre delle quattro "tombe a pozzo" riconducibili al
bronzo finale (X sec.a.C.) pertinenti al primitivo villaggio sul
colle di Vignale.
Allo stesso insediamento riconducono l’altra metà ed
il ripiano inferiore della stessa vetrina.
Le altre tre vetrine con reperti della necropoli di Montarano sono
inquadrabili nell’orientalizzante( VIII-VII sec. a.C.).
Osservando i prodotti ceramici si nota che la produzione è
locale e che ancora non è in utilizzo il tornio da vasaio.
Le decorazioni sono ad incisione o a vernice rossa e riproducono
forme geometriche o sagome stilizzate d’animali.
Le altre vetrine della stessa sala accolgono corredi del VII-VI
e V sec.a.C. recuperati nelle necropoli di Montarano, Valsiarosa,
Penna e Celle, riferibili all’insediamento estesosi sul pianoro
dell’odierna Civita Castellana nel corso del VII sec.a.C.
Da segnalare i materiali d’importazione dall’Etruria
e dalla Grecia, a riprova di frequenti e consolidati scambi commerciali.
Un reperto unico può considerarsi il teschio con protesi
dentaria in oro, ritrovato in una tomba a camera nella necropoli
di Valsiarosa conservato nel ripiano superiore della settima vetrina.
Le stanze successive mostrano materiali che vanno dall’età
arcaica all’ellenismo (V-IV-III sec. a.C.) con grande produzione
di ceramica locale.
Sala 2
Le quattro vetrine contengono
numerosi vasi decorati a figure nere o rosse d’importazione
greca databili alla fine del VI ed al V sec. a.C.
Tra la ceramica a figure nere, interessante il cratere a colonnette
Attico fine sec. VI a.C. con scena della lotta di Ercole contro
le Amazzoni e la kilix rappresentante due cortei dionisiaci.
Per la tecnica a figure rosse, il bel cratere attico del primo quarto
del V sec.a.C. con Satiro che rapisce una Menade e sul lato opposto
un vecchio appoggiato ad un bastone.
Particolarmente ricca la vetrina 11 comprendente vasi attici a figure
rosse, numerosi "pezzi" in bronzo (tra cui attingitoi
da vino) e una lamina in bronzo appartenente al rivestimento di
un sandalo.
Delle sette vetrine della Sala 3 ben quattro presentano i materiali
di una tomba a camera della piccola necropoli di Pontelepre, con
deposizioni che vanno dalla prima metà del VI al III se.
a.C.
I corredi delle varie deposizioni comprendono: vasi in bucchero,
ceramica attica, vasellame bronzeo importato dall’Etruria
o d’imitazione locale ed infine i resti di un carro.
Le restanti vetrine conservano i materiali d’altre tombe,
tra le quali la 19, con esemplari di ceramica falisca.
Nella stessa tomba, un loculo conteneva i resti di un guerriero
sepolto con le sue armi tra cui lo spadone ricurvo detto machaira.
La Sala 4 accoglie due deposizioni
in sarcofagi ricavati da tronchi di quercia risalenti al periodo
orientalizzante, ritrovati in una tomba che è esempio di
transizione tra la fossa a loculo e la tomba a camera.
Le sepolture furono ritrovate manomesse, solo una delle due conserva
il corredo personale della defunta comprendente anche due fermatrecce
in oro.
Nella sala 5 le prime tre vetrine
mostrano interessanti corredi del IV sec.a.C. ,periodo d’oro
della ceramica Falisca.
Particolari gli stamnoi a figure rosse, tra i quali spicca quello
con raffigurazioni di Dei ed i loro nomi scritti in latino.
Le rimanenti cinque vetrine espongono materiali recuperati dai numerosi
santuari presenti in città e dintorni.
I resti più antichi, appartengono alla fase arcaica del tempio
di Giunone Curie (prima metà del VI sec. a.C.) con la testa
di tufo coronata di foglie in lamina bronzea appartenente alla statua
di culto (Vetrina 25).
Nelle vetrine 26 e 22-23, reperti del V sec. a.C. dell’edificio
dedicato a Mercurio ed ai due templi di incerta divinità
salutare dal colle del Vignale.
Il IV sec. a.C. è magnificamente rappresentato dal rifacimento
del santuario di Giunone con forme paragonate all’heraion
di Argo e dal tempio urbano di Mercurio (vetrina 24).
Per una più completa visione dell’imponenza e bellezza
dei luoghi di culto e testimonianze falische consigliamo di visitare
il Museo di Villa Giulia di Roma.
Nelle sale del piano primo dalla 26 alla 30 e del piano terra sale
30 e31 sono esposti i reperti significativi della ceramica e dei
luoghi di culto di Falerii Veteres di cui parleremo nella sezione
storica di questo sito.
La sala 6, vetrina 27, illustra
i reperti provenienti da Falerii Novi, città costruita dai
Romani dopo la distruzione di Falerii Veteres nel 241 a.C. .
Notare la curiosa lamina bronzea dedicata a Minerva con iscrizione
sinistrorsa.
Nelle vetrine 28-29-30, sono conservati materiali provenienti da
Corchiano (probabilmente l’antica Fescennium) in particolare
nel ripiano inferiore della vetrina 28 due dadi in osso e ventidue
pedine da gioco in terracotta.
La Sala 7 presenta esempi di decorazioni
templari da Falerii Veteres e Fabrica di Roma.
La sala 8 ha nella vetrina 31
reperti di Vignanello, nella 32 materiali da Nepi e Castel S. Elia
e nelle 33-34-35 reperti da Narce, importantissimo centro dell’Agro
Falisco.
La sala 9 espone cinque vetrine
con corredi funerari da Narce.
In questo sito gli scavi archeologici
hanno riscontrato una continuità di vita dal Bronzo medio
(XIV sec. a.C.) al III sec., con massima fioritura tra l’VIII
sec. a.C. ed il VII sec. a.C. con decadenza tra il V e IV sec. a.C.
in concomitanza dell’ascesa di Falerii Veteres.
di Miano Rosario – Pedica
Raniero |