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La Storia
- (prefazione)
Il perché di
una rubrica che illustri la storia di CIVITA CASTELLANA ,
letta attraverso brevi scritti , foto di monumenti e reperti
del nostro territorio in un sito telematico è presto
detto.
Innanzitutto perche’ si ritiene importante contribuire
a far conoscere epoche, episodi che ci appartengono e contraddistinguono.
Non con tratti marcati e penna dell’esperto, scritto
con termini accademici ed approfonditi ma come un manualetto
che portiamo nelle visite alle città, semplice, esauriente
e che stimoli la nostra voglia di sapere e conoscere.
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Un percorso virtuale che magari
possa indurre ad una visita nella nostra cittadina sperando di
farvi provare gradevoli sensazioni e piacevoli ricordi.
Diversi illustri viaggiatori visitando gli ampi pianori, le forre
a picco sui nostri torrenti ed le testimonianze dei tremila anni
di presenza in questo territorio riportarono una profonda impressione.
OVIDIO, poeta latino del tempo di Ottaviano Augusto, ad esempio.
Essendo sua moglie originaria di FALERII VETERES compose una coreografica
descrizione negli AMORES della annuale processione per la via
Sacra di cui parleremo ampliamente nel periodo ROMANO del nostro
cammino attraverso questa rubrica.
TORQUATO TASSO preso e meravigliato dalla imponenza e bellezza
dei monumenti visitati dedicò a ricordo un prezioso sonetto
che leggeremo insieme.
Anche GEORGE DENNIS illustre viaggiatore inglese che nel 1848
visitò i resti allora e tuttora imponenti di FALERII NOVI
e il circondario riportando ben descritta e documentata la sua
visita .
Inoltre artisti, letterati e musicisti hanno lasciato tangibili
tracce del loro sostare in questi luoghi.
Recentemente ad esempio è stato restaurato il monumentale
organo ALETTI del 1870 gelosamente custodito nella Cattedrale,
monumento simbolo di CIVITA CASTELLANA nella cui settecentesca
cantoria suonò l’11 luglio 1770 WOLFANG AMADEUS MOZART
.
Lo scopo e l’intento di questa vetrina telematica rivolta
a tutti, dal cittadino meno attento ai più lontani "navigatori
di internet" è quello di presentare quanto più
fedelmente possibile la nostra realtà territoriale anche
attraverso aneddoti e curiosità .
Una ricerca che puo’ essere fatta insieme, magari cercando
di sensibilizzare sempre di piu’ gli organismi istituzionalmente
preposti ad una maggior tutela, conservazione e valorizzazione
di un patrimonio, nostro come comunità ma che ..in realtà
appartiene a tutti.
La storia di CIVITA CASTELLANA vanta reperti archeologici risalenti
al "bronzo finale" (XIV sec. a.C.) ma ,dal periodo del
ferro avanzato,(VII sec.a.C.) si hanno tangibili segni di un popolo
ben radicato nel territorio.
Territorio prevalentemente in falso piano e di origine vulcanica,
effetto dei periodi eruttivi del vulcano Vicano, in prossimità
dei monti Cimini,attivo fino a 95 mila anni fa’. Il magma
raffreddato ha caratterizzato l’ambiente circostante
Banchi di colate eruttive solidificate nel terreno hanno così
prevalentemente donato il caratteristico aspetto rossastro definito
comunemente "tufo rosso".
Sotto la lenta ma incessante erosione dei fiumi e fossi affluenti
del Tevere si possono tuttora ammirare suggestive visioni.
Profonde e strette valli con pareti verticali a picco denominate
"Forre"coperte di vegetazione delimitavano gli ampi
pianori sovrastanti, fertili e difficilmente espugnabili da eventuali
nemici.
L’ubicazione strategica , unita alla facilità di
lavorazione dei banchi tufacei, permise alla prime popolazioni
di formare insediamenti abitativi. Rintracciabili su un ampio
pianoro di circa 15 ettari conosciuto come "colle del Vignale"dove
tuttora si possono rinvenire materiali ceramici e resti di pozzi,
cunicoli e cisterne databili intorno al VIII sec. a.C. Pur essendoci
discussioni sulla originaria ubicazione dei primi insediamenti,
gli insediamenti dimostrano una effettiva evidente localizzazione.
Consolidamento sfociato per contiguità territoriale in
un vasto terreno pianeggiante di circa 30 ettari chiamato poi
Falerii Veteres capitale dell’Ager Faliscus, l’attuale
Civita Castellana
Le principali città componenti l’Ager: Orte, Sutri,
Nepi, Narce etc.furono costruite in identiche posizioni, strategicamente
su alte rupi, circondate da torrenti e quindi inaccessibili, organizzate
politicamente e militarmente come singola entità.
Topograficamente il territoro Falisco si configurava come un ferro
di cavallo, con al centro la capitale Falerii Veteres . Ad Ovest
i monti Cimini, declinanti verso Nord nella "silva Cimina"
bosco fitto ed impenetrabile utilizzato in epoche successive per
approvvigionamento di legname .
Confine naturale del territorio Falisco a Nord-Est il Tevere,
sfruttando la navigabilità del quale, faggi e legname ad
alto fusto furono via fiume trasportati a Roma ed utilizzati per
la costruzione di navi dalle legioni Romane per guerre Puniche
e per le sempre crescenti necessita’ di Roma
Il monte Soratte a Sud ed il territorio Capenate rientrante nell’entità
falisca
ed i monti Sabatini chiudevano l’area Falisca, abitata da
un popolo tenace, ingegnoso e soprattutto combattivo come dimostrato
dalla fierezza con cui il suo esercito si oppose alla straripante
espansione Romana.
Spesso confusi ed identificati con gli Etruschi, i Falisci furono
a diretto contatto con la civiltà Etrusca subendone sovente
l’influsso sia nella lingua che nei rapporti sociali e politici,.
Nonostante cio’ le due popolazioni furono entità
diverse.
Rinvenuto
in una tomba di Falerii ,caratteristico vaso falisco di
ispirazione greca a figure rosse su fondo nero.
Nel vaso, capolavoro dell’arte falisca è raffigurata
Eos (l’Aurora) su quadriga tirata da quattro cavalli
che sorge dal mare (delfino ed animali fantastici raffigurati
sotto la quadriga).con in braccio il giovinetto rapito Cefalo.
Davanti al carro un giovane Efebo alato,mentre a completare
il quadro centrale, due oche di cui una con ramoscello d’ulivo
in bocca, simboleggiano un volo mattutino. Sul collo del
cratere un toro inferocito assalito da due grifi. |
Cratere dell'Aurora (Roma - Museo
di Villa Giulia ) |
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Secondo la leggenda
fu il greco Halaesus o Aleso il fondatore di Falerii Veteres.
Figlio d’Agamennone, re di Micene e della bella schiava
di guerra Briseide, già profondamente amata da Achille
ed a lui sottratta con forza per Agamennone, fuggì
dopo l’uccisione del padre, approdò sulle coste
tirreniche e risalì il Tevere sino ai nostri pianori. |
La sua eroica immagine,
più realisticamente, è una espressione mitizzata
delle emigrazioni verso l’Italia, soprattutto dalla Grecia,
per scambi commerciali e frequenti spostamenti di letterati,
artisti ceramici e scultori di particolare pregio e fama artistica
. Leggenda o realtà la storia di Civita Castellana è
profondamente legata ad Halaesus!
Grandi scrittori del passato a lui attribuiscono le nostre origini
"Halaesus a quo se dictam terra falisca putat" cita
OVIDIO nei FASTI (IV,73); VIRGILIO nell’ENEIDE, il suo
commentatore postumo SERVIO ed altri ancora lasciano testimonianze
dell’eroe messe in relazione al nostro territorio.
Nella rappresentazione iconografica tradizionale, derivata probabilmente
da una coppa greca del pittore EPITTETO (Londra, British Museum),
Halaesus appare in groppa ad un focoso destriero, sicuro, con
sguardo proteso in avanti, armato di doppia lancia.
La stessa eroica figura dal medioevo in poi, assume le sembianze
di un cavaliere con possente armatura e lancia, pronto per la
battaglia.
All’esterno di una torre, monta un cavallo a cui trasmette
ansia ed eccitazione per l’imminente scontro. Rilevo ciò
da particolari che, da appassionato di equitazione ritengo palesi.
Posizione in avanti del cavaliere con redini tenute corte alle
mani, collo arcigno e coda alta del cavallo in galoppo raccorciato
e fremente.
E’ evidente, tra le due rappresentazioni una sostanziale
differenza di circostanze. Halaesus perfettamente rilassato,
lascia libero sfogo all’impennante cavallo, tipico atteggiamento
del colonizzatore in entrata trionfante ; il cavaliere medioevale
invece è in ordinata ma sollecita uscita dalla cittadina
fortificata, segno evidente di difesa da invasori.
Halaesus ed il suo mito, vivono all’infinito nel simbolo
che ci distingue e caratterizza ..lo stemma della nostra CIVITA
CASTELLANA, a perenne ricordo e vanto delle nostre antiche origini.
di Raniero Pedica
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